La Morte, il numero XIII

Il palazzo Farnese a Viterbo in cui è iniziata l’ascesa della Famiglia, è situato fra il ponte che collega Piazza San Lorenzo e Piazza della Morte, che ha ispirato l’abbinamento negli Arcani di Faul alla carta No. XIII. Il progetto del “coronavirus” che era quello di solarci , ha invece reso possibile la costruzione di infiniti ponti che hanno collegato l’umanità intera. Lo stesso ponte che Giulia Farnese ha percorso più volte ci porta nella piazza dove c’era la Confraternita della Morte, che dava degna sepoltura anche a chi moriva in solitudine, proprio come sta accadendo ora. 

Il “coronavirus” è sinonimo di morte, ma questo esiste solo perché noi siamo vivi, e non può intaccare il nostro spirito. Per poter vivere meglio il vero saggio si sforza di far morire costantemente i pregiudizi e il suo abituale modo di pensare. “Saper morire” è il segreto dell’iniziatico, che liberandosi da ciò che è inferiore può elevarsi fino a toccare lo stato di sublimazione. Solo così potrà conquistare la sua autonomia intellettuale per nascere alla libertà del pensiero. Questa morte volontaria libera le energie destinate ad entrare in nuove condizioni vitali. La morte ci permette di nascere e può condurci soltanto ad una rinascita. Non a caso l’arcano No. XIII si colloca al centro del mazzo dei tarocchi, non alla fine, e ci invita ad attuare una trasformazione profonda. 

Nelle carte vediamo uno “scheletro attivo” che sta falciando il terreno per rigenerarlo, lo prepara per una nuova semina. Questa arcano domina il nostro ego. Ci libera, falcia ogni legame di dipendenza, permettendoci di riconquistare la libertà perduta. Il nero, colore associato alla morte, è il magma creatore e creativo – profondità del subconscio – che contiene i germogli della vita. In questa vacuità, in questo mistero profondo sembra non esserci differenza fra materia e sogno. Senza materia la morte smetta di esistere. Nell’oscurità del suo essere lo scheletro mostra un occhio vigile, alla ricerca del nostro, e in questo scambio di sguardi ci fa capire quale miracolo sia essere vivi. 

Questo incontro inevitabile con l’ombra interiore a servizio dell’eternità ci invita a lasciarci andare a questa trasformazione, diventando così padroni del nostro “carpe diem” vivendolo nella sua infinita immensità. I bambini all’inizio del loro percorso di vita, senza pregiudizi, non possono interpretare il significato della carta come noi adulti, ma vedono nel teschio l’avventura, come fossero di fronte ad una bandiera dei pirati, pronti ad aprire mappe segrete che porteranno alla scoperta di un tesoro: il nostro tesoro interiore. I bambini non sono spaventati come noi adulti dal teschio, perché già sanno che questo porta in se un’azione preziosa, divina, e questo, uscendo dal fondo oscuro emerge come esce la nostra umanità dall’utero materno. Pronti anche noi a vivere la nostra avventura: la vita. 

Non c’è fine senza inizio, non c’è inizio senza fine. Anche nel campo delle idee nulla si distrugge e quindi non possiamo considerare morte le concezioni cui sono legati pensieri profondi sempre in trasformazione. Il coronavirus ha, suo malgrado, riportato in vita domande di un passato dimenticato che meritano di sopravvivere : da dove veniamo, cosa siamo, dove andiamo. Da quando veniamo al mondo la morte è al nostro fianco, e un pò come è per il virus se non non avessimo un corpo materiale lui non potrebbe esistere. 

Come ci insegna il simbolismo della morte, noi dobbiamo accettare e combattere allo stesso tempo qualsiasi condizione umana per non smettere mai di alimentare il nostro spirito. La nostra energia vitale ci porterà a superare questa sofferenza e ad apprezzare l’importanza di un semplice sospiro, presto sospiro di sollievo. 
Così come tutti i tesori sono nascosti, un pò come rimasto nascosto il meraviglioso popolo etrusco che ha parlato solo attraverso i dipinti delle sue tombe, allo stesso modo la nostra terra di origine vulcanica presto si “risveglierà”. In questo quadro da me realizzato,  noterete i frammenti di un uovo, simbolo del mistero della vita, che in questa esplosione vanno a coprire il magma unendosi all’oro simbolo della ricchezza spirituale e di una trasformazione alchemica delle nostre vite che ci tramuterà da piombo in oro zecchino. 

Non c’è fine senza inizio, non c’è inizio senza fine. Anche nel campo delle idee nulla si distrugge e quindi non possiamo desiderare morte le concezioni a cui sono legati.