La forza, il numero XI

Ieri parlando della “Giovane Rosa” ci siamo lasciati nel descrivere la grande brocca che “ospita” nella tranquillità del Santuario , il grande cuore dei fedeli pronti a colmarla d’amore. Per sapere quanto un vaso può “contenere” dobbiamo conoscere il suo “vuoto” tornare così metaforicamente nell’oscurità del ventre materno pronti a rinascere. Nell’oscuro centro dell’inconscio dobbiamo cercare, e quando ci appare seguire, il brillio che emana la lucidità mentale che può elevare il nostro stato di coscienza. Essendo i tarocchi – in quanto iniziatici – un insieme di simboli oscuri, diventano un linguaggio soggettivo. Non esiste raccolta di simboli paragonabili a queste meravigliose “carte di corte” che rivelano una saggezza che non subisce nessuna suggestione che non sia quella delle immagini mute. 

Approfondendo così il tema del Libro Muto vorrei presentarvi – come se ce ne fosse bisogno – Giulia Farnese. Su di lei è stato scritto di tutto e lei impassibile, come ha fatto in tutti questi secoli non ha mai replicato. Le immagini riflesse di fronte ad uno specchio, permettono solo a pochi di riconoscere e riconoscersi: solo quelli che non si limitano a guardare ma vogliono vedere come fosse la prima volta, sapranno trasformare uno sguardo in un racconto. Messi di fronte ad immagini mute, noi abbiamo il compito di scoprire ciò che c’è di nascosto .Ma uno specchio “magico” non rivela niente a coloro che sono ciechi nello spirito. Siccome è impossibile pensare di approfondire per conto degli altri, dobbiamo impiegare solo la nostra volontà poiché nulla e nessuno può rendere accessibile ciò che non vediamo da soli. 
Il vero segreto rimane sempre incomunicabile, non può essere trasferito da una persona ad un altra, per possederlo dobbiamo “assimilarlo”. Questo si ridesta alla vista muta delle cose, senza attendere lo stimolo della parola umana. Avevo solo 13 anni quando per la prima volta ho incontrato Giulia fra le pagine di un libro che esaltava gli “sforzi”  della famiglia Farnese sminuendola enfatizzando gli “sfarzi” del suo effimero essere. Finalmente ho incontrato una persona, ovviamente una donna, una scrittrice di Viterbo, che “mea culpa” ammetto si è “rivelata” a me solo da pochi mesi, anche se il nostro incontro sembra essere più lontano . Lei mi ha presentato a Giulia – con la quale era già legata da un’amicizia lunga e profonda – come una sua ammiratrice e lettrice emozionale. Ho capito che la nostra scrittrice è riuscita in questo “alfabeto magico” legato agli arcani, a mettere al giusto posto alcune lettere che erano state erroneamente – ma forse più volutamente – messe al posto sbagliato. 

Dagli “sforzi” della famiglia agli “sfarzi” a lei attribuiti, ha capito che Giulia può essere identificata solo nella parola “FORZA” . Anche io del resto la avevo già inserita nella realizzazione degli Arcani di Faul, nell’arcano No. XI: felice coincidenza. Roberta Mazzabarba sta scrivendo una storia che Giulia sembra apprezzare, pur continuando a rimanere in silenzio . Roberta come fosse un confessore, riesce ad “ascoltare” solo quello che il silenzio assordante sa dire e sembra indovinare quello che Giulia continua a non dire. La scrittrice con le sue “antenne ricettive” capta anche ciò che solo vibra nell’aria e come un interprete di messaggi telepatici “rivela” come un arcano i segreti e la verità di una donna la cui vita è stata mal scritta da tutti, permettendole di aprire il suo diario “occulto”, rimasto chiuso per tanto tempo, perché la verità non sempre interessa a tutti. 

“La verità è ciò che è utile”, la verità rende liberi. La scrittrice un giorno mi ha detto: “Giulia mi chiede di essere liberata”. Nella foto che vedete, ho abbracciato questo manichino, che nella sua “mutilazione” rappresenta Giulia; l’ho svestita levandole tutti gli orpelli e gli abiti che le hanno cucito addosso , e nella sua nudità si è così lasciata andare ad un abbraccio da donna a donna, a volte ferite, umiliate, usate, ma sempre e profondamente FORTI nella nostra solitudine. L’arcano XI non evidenzia la forza fisica muscolare ma l’esercizio di una potenza femminile, è la forza misteriosa della mente che domina la materia, il conscio e l’inconscio. Questa esile figura tiene aperta a mani nude la bocca di un leone, belva carnivora, incarnazione di energie indisciplinate e di veemenza passionale, che nonostante la sua ferocia, se domato, sa rendere servizi immensi. 

Anche le energie più negative devono essere captate e usate nel modo giusto purificando quelle che tendono al male. Per disporre di una forza bisogna essere padroni e saperla frenare, questa è la magi di chi è chiamato a far valere la sua influenza personale nel momento decisivo. Ogni vita non va vista singolarmente ma collettivamente, si basa sull’associazione di divergenze che richiedono un punto di incontro nel superiore interesse. 

In questa conciliazione indispensabile per l’ascesa della Famiglia Farnese, c’è tutta la potenza misteriosa di Giulia, rappresentata nei tarocchi nell’arcano No. XI, domando il leone delle passioni rappresenta l’ideale che è possibile raggiungere controllando gli istinti egoistici. Forse ha maledetto la sua bellezza che è diventato uno strumento di potere nelle mani di altri, ma ora potrà fidarsi delle mani di una amica che vuole raccontare la sua parte più bella, quella che non ha mai interessato nessuno. Quando riusciamo a fare parlare i simboli questi diventano più forti delle parole, diventano un rebus di un pensiero vivente. Di fronte a questo enigma umano, pur continuando a restare muta , continua a far parlare gli altri. Come i tarocchi non sono schiavi della parola, allo stesso modo Giulia lascia parlare la forza della sua immagine. 


Ho voluto inserire la copertina di questo libro perché in questa immagine e nel suo titolo c’è tutta una chiave di lettura tipica degli arcani. Un piccolo dettaglio, in questo caso un accento, può rendere un “legàme” un condensato d’amore, come “lègami” un gesto di costrizione, limitazione, di impossibilità di scelta, condizione conosciuta benissimo da Giulia. Allo stesso modo questo “nodo d’amore” ripreso da un disegno antico può rappresentare un vincolo sacro, desideroso di rimanere eterno come invece una costrizione, “un nodo scorsoio” che ti toglie il respiro. 

In questa lotta contro il maledetto coronavirus, Giulia ci ha insegnato bene come indirizzare le nostre forze, ci ha dimostrato che non servono i muscoli per vincere ma l’eroismo, la sfida e il coraggio. Roberta Mezzabarba