Ora è di nuovo tornato il freddo.

Questa foto che mi ritrae di fronte al mio studio è stata scattata un pomeriggio di agosto da una giovane fotografa di Viterbo che da alcuni anni vive a Edimburgo. Questi scatti dovevano rimanere privati, ma fra i tanti, uno più bello dell’altro, ho voluto pubblicare questa immagine – che mi vede in una posa per me inconsueta – perché qui Lara Cappelli è riuscita a catturare la fierezza con la quale io vivo il mio semplice lavoro
Le immagini mi emozionano da sempre, e il mio lavoro vive di esse. Oggi, da quando tutti noi siamo fermi e costretti a contenerci, non voglio trattenermi nel ringraziare l’artista che è riuscita a captare l’orgoglio con il quale normalmente svolgo la mia attività lavorativa. Rivedere questa foto, scattata solo qualche mese fa, è stato come aprire un vecchio album da cui è riaffiorato un ricordo lontano che in un attimo mi ha fatto ritornare al caldo di quel pomeriggio, al suono della voce dei passanti, al mio sgabellino di legno, e di me seduta come fossi su un trono, regale e felice in un ordinario giorno lavorativo.
Lara è tornata a Edimburgo, dove vive da diversi anni, e come tanti altri talentuosi ragazzi italiani impegnati a inseguire i suoi sogni, lontana dagli affetti cari e dalla sicurezza del guscio familiare. Ammiro molto queste giovani vite che si orientano nel mondo seguendo l’ago di una bussola mossa dal desiderio di realizzarsi. Ora che sono adulta, pur riconoscendomi in loro, avverto una romantica malinconia in quanto, questo momento richiede un doppio salto mortale, una grande lucidità ed abilità nel rimanere concentrati sui sogni e centrati sulle vite. 
Lara, per esempio, lo scorso anno aveva partecipato, vincendolo, un concorso che per alcuni mesi l’avrebbe resa la fotografa ufficiale del Teatro Nazionale dell’Opera di Londra, ma il lockdown ha interrotto anche la sua esaltante esperienza, in quanto i teatri sono stati in Europa , tra i primi luoghi ad essere chiusi. È vero ora dobbiamo vivere la normalità come un evento straordinario, ma sono proprio le cose non essenziali a rendere la vita più piacevole, perché queste affondano nell’animo e nutrono lo spirito. 
Per alcuni di noi che vivono attingendo alle più variegate espressioni artistiche, che sono, nella loro totalità, il nostro sostentamento di vita, vi garantisco che è molto difficile essere rassicurati solo dalle nostre emozioni, che possono solo sconfinare in noi stessi. Ecco come quel semplice click, un’emozione silenziosa, si è rimaterializzata in un meraviglioso pomeriggio d’estate, in una Via San Pellegrino non affollata ma fluttuosamente attraversata da turisti sereni e dal mio sorriso fermo ed orgoglioso perché ero tornata a svolgere il mio lavoro. 
Ora è di nuovo tornato il freddo.