La torre, la torre di Babele, il fulmine, il numero XVI

Quante volte ci è stato chiesto “chi butteresti giù dalla torre?”, oggi nessuno di noi esiterebbe nella risposta. L’arcano No. XVI “La Torre” è un monito alla presunzione umana e all’ambizione sfrenata. Indica il crollo di una situazione che si basava sulla nostra presunta capacità intellettuale o materiale. I mattoni che la compongono sono color carne per indicare la sua sensibilità. Nel suo insieme rappresenta la società umana e il singolo mattone il corpo individuale di ciascuno di noi. 

La torre “coronata” dalla quale si contempla il cielo viene colpita da un fulmine, che inoltre che a far precipitare nel vuoto le persone fa cadere la corona. Innalzarsi è troppo pericoloso , quando perseguiamo imprese ambiziose la catastrofe è fatale. L’arcano XVI ci invita ad elevarci nel senso più spirituale del termine, non a costruire, e tanto più l’ambizioso si è impegnato a salire in alto – senza pensare che le cime attraggono i lampi – tanto più il suo salto nel vuoto sarà doloroso. 

“L’abete più alto è quello più scosso dai venti, le torri più elevate cadono più pesantemente e i fulmini colpiscono in preferenza le cime dei monti”, così canta Orazio. 

Il mio abbinamento personale negli Arcani di Faul è la “Torre Damiata” Attiguo al monastero di San Bernardino troviamo questa torre, tra le più antiche della città, appartenente alla famiglia Cocco, che fu più volte smantellata e ricostruita. Oggi passeggiando per Piazza San Carluccio è solo visibile la base di questa torre colossale. 

L’idea della torre che crolla è un antico simbolo dell’orgoglio umano che viene abbattuto. È stato a questo proposito citato l’episodio biblico della Torre di Babele. Il mio pensiero più che alle interpretazioni comuni, che parlano di castigo,  dell’orgoglio, catastrofi e rovine, si allinea a quello di A. Jodorowsky.
Leggendo bene la Bibbia nel passo dedicato alla Torre di Babele, sembra evidente che la distruzione della torre sembra avvicinarsi più ad una soluzione che ad un problema. 
Il diluvio terminato da poco ha reso fertile tutto il terreno , e i pochi esseri sopravvissuti invece di dedicarsi alla coltivazione della terra impiegano la loro energia nella costruzione di una torre tanto e così alta da arrivare a Dio. Ma il Creatore sapendo che è un atto irrealizzabile non distrugge la torre e non colpisce nessuno, crea solo diversità di lingue per separarli. Gli uomini ripartono così alla conquista della terra e tornano a lavorare. 

Questo evento tragico al contrario che colpisce tutti noi, anziché separarci, pur non parlando la stessa lingua ci fa sentire come ogni singolo mattone della stessa torre –  “non coronata” – pronti a ripartire per la conquista della nostra vita.